Ormai capita sempre più di frequente che i film d’animazione, destinati a bambini e famiglie, parlino di morte e di lutto. Over the Moon – Il fantastico mondo di Lunaria, diretto dalla leggenda dell’animazione Glen Keane, affronta con un viaggio fantasioso sulla luna proprio questo argomento, tramite il mito di Chang’e, la dea della Luna che perse il suo grande amore. Questo lungometraggio ci ha stupito (anche se non sempre in senso positivo) e abbiamo deciso di parlarvene in una recensione senza spoiler.
La protagonista di Over the Moon, Fei Fei, ha subito una grave perdita: la prematura scomparsa della madre. Adesso che è passato del tempo ed è cresciuta, la sua situazione familiare viene sconvolta dall’arrivo della nuova compagna del padre. Fei Fei, per convincerlo che esiste un unico vero amore a cui rimanere legato (la madre), cerca di dar prova che la leggenda sulla dea della Luna (ampiamente condivisa quando lei era ancora in vita) sia vera e così, grazie alla sua intelligenza, realizza un razzo per arrivare sul satellite della Terra.
Il viaggio è turbolento, ma quello che la protagonista troverà al suo arrivo è ancora più lontano da quello che poteva immaginare: un paesaggio bugio e desolato, sostituito più avanti da un mondo folle e luminoso, in cui la Dea della Luna fa da padrone. L’entità le chiederà “un dono”, utile a lei per cercare di riportare in vita il suo amato, in cambio di una prova da presentare al padre della sua esistenza.
I cinque passi per superare la perdita
Over the Moon è un lento percorso verso l’accettazione della perdita. Ovviamente, al centro ci sono i legami familiari, un tema davvero importante per questo genere. Fei Fei rifiuta l’idea che il padre possa andare avanti e fa di tutto per tentare di farlo ricredere. La figura che incontra nel corso della vicenda (che ci ha ricordato Olaf di Frozen), con la sua ingenuità, la fa riflettere sul come in realtà, si sia già abituata alle nuove figure familiari e all’importanza dei rapporti stessi, specie per chi non li ha più. La stanza della tristezza, infine, è il vero luogo dove le due protagoniste, Fei Fei e la dea Chang’e, si riconciliano fra loro e con il loro passato, arrivando all’accettazione. Sono passate per la rabbia, il rifiuto, la depressione, ma finalmente hanno compreso che vale la pena vivere, specialmente per chi è rimasto.
Over the Moon: sorprese inaspettate
Quello che più ci ha colpito di questo film è Chang’e, una figura mistica e particolare nettamente fuori da ogni regola narrativa. La dea ricopre la parte sia di “aiutante” che di “cattivo” della pellicola. Infatti, la perdita l’ha portata ad avere una rabbia interiore che non la fa apparire come la classica idea di divinità buona che ci potremmo aspettare. Appare spesso crudele, snob e senza controllo. Un aspetto decisamente molto innovativo, che reinventa i ruoli della narrazione e che ci ha stupito positivamente. Ma, sempre a riguardo il personaggio, sono due gli aspetti che ci hanno fatto storcere il naso.
Innanzitutto, la prima volta che vediamo Chang’e è intenta a dare un concerto per i suoi sudditi. Ci viene presentata, in pratica, come un’idol, una star. Ed in effetti, ha molti dei difetti che stereotipicamente immaginiamo a riguardo: è viziata, prepotente e presuntuosa. Il popolo di Lunaria va in estasi, ma questo non sembra neanche tanto bene caratterizzato. Speravamo di incontrare qualcosa di leggermente più complesso, ma invece ci ritroviamo di fronte a dei dolci parlanti. Sì, esattamente! E poi ci sono dei pulcini che sembrano i personaggi di Angry Birds, delle rane enormi ed altri esseri non bene identificati. Graficamente sono meravigliosi, splendenti e luccicanti, ma peccano di caratterizzazione.
La seconda cosa che veramente ci appare un controsenso rispetto all’intera trama è la questione della fotografia, la prova che Chang’e da della sua esistenza a Fei Fei. Quando quest’ultima torna a casa, l’istantanea si distrugge nel cosmo. Eppure, per tutto il film, si lotta per averla, è l’obbiettivo iniziale e principale dell’eroina. E se Chang’e avesse sempre saputo che quest’ultima si sarebbe distrutta? A voi i commenti.
Ad ogni modo, le animazioni di questo film ci hanno lasciato a bocca aperta. È una goduria per gli occhi, sia per quanto riguarda gli aspetti cittadini nella prima parte del lungometraggio, che per il mondo fantastico di Lunaria nella seconda. Esteticamente, i personaggi sono davvero belli e ci ricordano i vecchi titoli Disney a cui Glen Keane ha lavorato. È una pellicola adatta a tutte le famiglie, volta ad insegnare ad affrontare correttamente il dolore, mostrandone tutte le fasi travagliate.
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