Morte a Venezia di Luchino Visconti è un adattamento del celebre romanzo di Thomas Mann. Il film venne presentato al Festival di Cannes del 1971 dove vinse il premio speciale del venticinquesimo anniversario. L’analisi di questo CineCult sarà piena di SPOILER, per cui se non avete recuperato quest’opera magniloquente non andate oltre.
La pellicola racconta la storia di Gustav che si reca a Venezia. Una volta lì, incontra una famiglia polacca: tra i figli c’è il giovane adolescente Tadzio. Gustav se ne innamora ed ossessionato da questo innamoramento impulsivo cercherà a tutti i costi di guardarlo, osservarlo e proverà a ringiovanire attraverso un trucco e una tintura per capelli. Morte a Venezia non è solo un film pregno di estetica, ma è un film sull’estetica. L’apollineo e il dionisiaco si scontrano in un duello silenzioso che, talvolta, diventa urlato nei flashback con Alfred. I due litigano, non si comprendono, ma, a poco a poco, Gustav capirà che Alfred aveva ragione.
Tra omosessualità e bellezza ideale
Nonostante il protagonista fosse sposato e avesse un figlio – li vediamo dai flashback che vengono rievocati nella sua stanza dell’albergo – egli è alla ricerca di una bellezza ideale che troverà proprio in un uomo, per giunta in un ragazzo. Il problema sorge in un’impossibilità di un rapporto reale. Gustav sa che tra lui e il giovane non ci può essere un reale incontro di mente e corpo. Egli può solo spiarlo, coglierne la bellezza. Può solo osservarlo in un momento effimero come la morte di se stesso. La stessa “morte” del titolo che non solo si riferisce all’epidemia di colera, ma anche quella del protagonista che sopraggiungerà alla fine della pellicola. Oltre ad essere una sequenza straziante, sia per l’estetica visiva travolgente, sia per la musica profondamente coinvolgente.
Il fatto che nel 1971 Luchino Visconti abbia deciso di portare al cinema una tematica omosessuale così esplicita, ma allo stesso tempo molto latente, è significativo. Il contesto storico stava iniziando a dare più spazio e importanza alle tematiche LGBT. Pasolini nel 1965 girò il documentario Comizi d’Amore sul sesso. La bellezza ideale, che tanto ossessiona Gustav, è forse una cosa metafisica che va al di là del genere e dell’orientamento sessuale, ma secondo Thomas Mann il suo romanzo era proprio esplicitamente omosessuale.
Interni ed esterni
Il film suddivide gli spazi in interni ed esterni anche a livello narrativo. Se da un lato gli interni sono sinonimo di rimembranza di un passato ormai lasciato, ma mai dimenticato; dall’altro gli esterni diventano una sorta di epifania che si ripercuote nei ricordi. Difatti